| Notte fonda
Nel pieno di una notte tarda e afosa Io e la dama mia, su la vettura, giungemmo in camporella in zona ascosa. Poich’ella del guardon temea paura, primanco di sganciar lo tieni seno, li vetri a gazzettar ebbi gran cura. Con fame astinenzial, di mesi almeno, tuffommi in su di lei, ma porca vacca! Mi pianto ne lo sterno il mano al freno! Lo trauma intercostal l’ardor non fiacca, ma impervio è il formicar entro ‘sta Panda! Dannata imitazion di Fiat polacca! Ma a un tratto lei a me: “Qualcun ci guarda!” E scorgo tra i giornal, mettendo a foco, un omo in ravanar dentro a mutanda! “Ma vatti a spippettar in altro loco!” Consiglio allo zozzon, che fugge lesto. “E infodera l’augel che intanto è poco!” Scacciato il peccator nel buoi pesto, mi sgrida un campanil, è mezzanotte: “Orsù, concretizziam, che m’alzo presto! Pulcin”, sussurro a lei, “bele guanciotte”, ma lei rispuonde a me subitamente: “Appellami baldraccia e dammi botte!” Giacché tal perversion la fa gaudente, mi adopro a mulinar sfanculi e calci. “Aumenta”, implora lei, “non sento niente!” Mi aggrappo a li giornali atti a pararci E lo roseo gazzetton m’annunzia il lutto: lo nostro centroavanti vuol lasciarci! Notizia bromural che spenge tutto.
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